martedì 4 agosto 2015

Caminia di Stalettì - La chiesa medievale di Panaia la segnalò Giuseppe Zangari

Era il segretario del Parco Archeologico di Scolacium a Roccelletta di Borgia quando, nel 1991, indicò l’affioramento dell'abside di età medievale alla prof.ssa Ghislaine Noyé.

Pubblicata oggi sulla Gazzetta del Sud la rettifica di Domenico Condito a un articolo di domenica scorsa.

Gazzetta del Sud - Edizione Catanzaro
Martedì, 4 agosto 2015 - p. 22

Ho inviato giusto ieri una rettifca alla Gazzetta del Sud relativa ad alcune affermazioni  contenute nell’articolo “Caminia, gioiello naturale e archeologico”, firmato da Rosario Casalenuovo e pubblicato dal giornale lo scorso 2 agosto. Nella descrizione dell’area archeologica di Panaia, si legge che “gli archeologi dell’École Française de Rome hanno potuto individuare nel luglio del 1991, grazie all’intuito determinante del presidente locale dell’ente morale Archeoclub d’Italia, i resti di una chiesetta bizantina dedicata alla Madonna”. In realtà, l’archeologa Ghislaine Noyé, che realizzò appunto lo scavo d’emergenza a Panaia nel 1991, nella sua pubblicazione sui risultati dell’indagine archeologica scrive che “lo scavo è stato realizzato su segnalazione del sig. G. Zangari, Segretario del Parco Archeologico di Scolacium, in loc. Roccelletta di Borgia, dopo una ricognizione effettuata collo stesso, che desideriamo qui ringraziare” (vedi: Ghislaine Noyé, Scavi medievali in Calabria, A: Staletti, scavo di emergenza in località Panaja, Archeologia Medievale, 20, 1993, p. 499). Analogo riconoscimento al sig. G. Zangari è contenuto nella relazione tecnico-scientifica datata 06.07.1991, protocollo Parco Archeologico di Scolacium – Roccelletta di Borgia n. 121, con la quale la Noyé segnalò alla Soprintendenza Archeologica della Calabria il rinvenimento della chiesa subito dopo la realizzazione dello scavo. La stessa Soprintendenza Archeologica, nel parere di competenza sui lavori realizzati dal Comune di Stalettì a Panaia, datato 22.07.2015, scrive che “si ritiene opportuno precisare che l’area oggetto dell’intervento è nota archeologicamente fin dagli anni ’90 del secolo scorso, quando l’allora segretario del Parco Archeologico di Scolacium sig. G. Zangari segnalò, d’intesa con il funzionario archeologo dott. R. Spadea, l’affioramento di resti murari (abside) di età medievale alla prof.ssa G. Noyé, che guidava una missione dell’École Française de Rome nei luoghi cassiodorei del comprensorio”. 

Nello stesso articolo pubblicato dalla Gazzetta del Sud, il Casalenuovo non riferisce che l’area archeologica di Panaia si sviluppa ben oltre il punto in cui affiora l’abside della chiesa bizantina indagata dalla prof.ssa Ghislaine Noyé. Ad attestarlo sono le rilevazioni tecnico-scientifiche dell’archeologa A. Racheli e della prof.ssa E. Zinzi, che hanno documentato la presenza nell’area di un importante insediamento medievale. Tutto ciò è confermato, con dovizia di particolari, dalla stessa Soprintendenza Archeologica che, nel parere già citato, definisce Panaia “un sito di notevole interesse archeologico”. Nel documento si legge, inoltre, che l’area si colloca “al centro di un luogo di ancoraggio legato anche alla chiesa o monasterio di San Martino e ai piedi del Castrum presso Santa Maria del Mare (già de Vetere) e con un’ottima sorgente ancora attiva”. Viene stabilita così una relazione molto stretta e significativa tra l'insediamento medievale di Panaia e i luoghi cassiodorei presenti sul territorio stalettese. Tutto ciò, è scritto ancora nel parere, “spingeva la Soprintendenza, nell’occasione della richiesta d’uso dell’area come parcheggio temporaneo, a notificare il 20 settembre 2000 all’Amministrazione comunale il vincolo archeologico e l’assoggettamento dell’area, già a vincolo paesaggistico ai sensi della L. 1497/1939, al Demanio pubblico”. 

La polemica delle scorse settimane riguarda il fatto che nell’area di Panaia, sottoposta a vincolo paesistico e archeologico, il Comune d Stalettì ha avviato i lavori per realizzare un’area turistica attrezzata senza disporre dei pareri, prescritti dalla legge, delle Soprintendenze competenti. Solo in seguito agli esposti dei consiglieri di minoranza e alla campagna mediatica lanciata da “Utopie Calabresi” e dalla stampa regionale, il Comune ha richiesto i pareri alle autorità competenti per poter proseguire i lavori, tentando in extremis un’improbabile sanatoria. Non si tratta quindi di “si dice”, come si legge nella Gazzetta, ma di fatti acclarati sui quali, vista la durezza del contrasto in atto, non è ammissibile alcuna forma di leggerezza o approssimazione. Al momento i lavori sono ancora fermi e la gravità della vicenda è stata denunciata dal deputato Paolo Parentela nella sua nota interrogazione parlamentare al Ministro dei Beni Culturali. 

Domenico Condito

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