lunedì 1 febbraio 2010

Omaggio a NINO ROTA al MACA di Acri

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Il duo viola e pianoforte e il duo arpa e pianoforte composti da Anna Stella Cirigliano, Giusy Caruso e Rosalba Cirigliano sono stati di recente costituiti per rendere omaggio al grande compositore e pianista Nino Rota, di cui ricorre nel 2009 il trentesimo anniversario della scomparsa.
Ciò che si intende perseguire con tale progetto è di richiamare l’attenzione del grande pubblico sui brani scritti da Nino Rota per pianoforte, per arpa, per il duo viola-pianoforte e per il duo arpa - pianoforte che costituiscono veri capolavori del repertorio affidato a tali strumenti.
Di Nino Rota si conoscono principalmente le sublimi melodie da lui ideate come colonne sonore di importantissimi film. E’ a tutti nota la grande
amicizia che lo legava a Federico Fellini da cui è scaturito un forte sodalizio artistico sfociato nella collaborazione in numerosi film, di cui Rota ha creato temi indimenticabili.
Accanto a questi, che tutti conosciamo esiste, però, una produzione cameristica raffinatissima e finora poco conosciuta cha appare di notevole importanza anche perché in essa il compositore sperimentava spesso temi che successivamente avrebbe utilizzato nelle colonne sonore per film.
Tale produzione è rimasta pressoché sconosciuta, se si fa eccezione per gli entusiasmi ad essa riservati da parte della specialissima famiglia del compositore costituita dal Conservatorio “Piccinni” di Bari, di cui fu prima insegnante e poi direttore per trent’anni. Erano proprio gruppi di allievi e docenti del Conservatorio di Bari a “provare” le sue partiture a cui poi il Maestro apportava modifiche durante i suoi tragitti in
treno o in aereo.
Nino Rota fece tantissimo per la sua terra in quanto, pur potendo trasferirsi in sedi più prestigiose, volutamente continuò a lavorare nel Conservatorio di Bari ove chiamò a farne parte i migliori musicisti del momento. Aiutò, altresì, gli alunni più meritevoli nel proseguimento degli studi musicali.
Alla luce di tutto ciò appare veramente strano che un festival dedicato a Nino Rota non si sia svolto mai in Italia, né a Milano, città che gli aveva dato i natali, né a Roma, in cui lavorò tutta la vita e né tantomeno in Puglia.
Un grande omaggio gli venne, invece, tributat
o a Mosca nel 1991 in occasione della traduzione in lingua russa di un volume di Pier Marco De Santi dedicato alla musica di Nino Rota.
La sua grande dote è stata quella di rendere la musica facilmente accessibile all’ascolto di tutti, utilizzando temi semplici ma dotati di forte creatività.
Il nostro intende essere un omaggio ad un genio italiano proponendo ESECUZIONI IN PRIMA ASSOLUTA PER LA CALABRIA di brani da lui ideati per pianoforte,arpa e viola in cui egli rivela grande maestria e bravura.
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Nino Rota
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PROGRAMMA
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Omaggio a Nino Rota
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N. Rota: Sonata N. 2 per viola e pianoforte - 15 min.
Allegro scorrevole
Andante Sostenuto
Allegro Scorrevole
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N. Rota: Intermezzo per viola e pianoforte - 8 min.
Largo ma senza lentezza
Viola: Anna Stella Cirigliano
Pianoforte: Giusy Caruso
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N. Rota: Concerto per arpa e pianoforte
(versione pianistica) - 22min.
Allegro moderato
Andante
Allegro
Arpa: Rosalba Cirigliano
Pianoforte: Giusy Caruso
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SCHEDA TECNICO-MUSICALE
In occasione del trentesimo anniversario dalla scomparsa del M° Nino Rota (Milano, 3 dicembre 1911 – Roma, 10 aprile 1979), compositore italiano di grande spessore il cui genio compositivo è stato paradossalmente offuscato dalla popolarità della sua produzione cinematografica, un tributo doveroso va alle composizioni di carattere “classico” dedicate a strumenti solisti (come il pianoforte e l’arpa) e musica da camera (senza dimenticare la musica vocale e per orchestra).
Il Novecento musicale, come lo definisce Jean-Jacques Nattiez, è il secolo delle contraddizioni e diversità di tendenze, caratterizzato da una parte dalle sonorità inconsuete della poliarmonia della cosiddetta generazione dell’ 80 (Casella, Malipiero, Pizzetti, Respighi) che si rifaceva alla modernità di Debussy e Stravinsky ed allo sperimentalismo delle avanguardie della scuola di Vienna (dodecafonia e serialismo), e dall’altra da una rinascita della classicità da parte di alcuni compositori come Ferruccio Busoni.
Nino Rota, nonostante avesse studiato privatamente con
Alfredo Casella a Roma e fosse in stretto contatto con Stravinsky, non si affaccia a nuove sperimentazioni, ma continua a prediligere il linguaggio tonale, abbandonandosi a linee melodiche cantabili che caratterizzano tutta la sua produzione cinematografica, tanto cara al vasto pubblico, che rimangono una costante anche nei suoi lavori di genere “classico”.
Dedica diverse composizioni al pianoforte, strumento da lui privilegiato avendo iniziato a studiare da piccolo con la madre, la pianista
Ernesta Rinaldi.
I 15 Preludi per pianoforte, composti nel 1964, si presentano come piccoli schizzi, alcuni caratterizzati da atmosfere di ampio respiro, alternati a momenti impetuosi e passionali in cui il discorso melodico si intreccia nei diversi registri del pianoforte. La cantabilità è sempre sovrana, anche quando le ritmiche si fanno incalzanti e vengono avvicendate a momenti burleschi.
Tra le tante composizioni da camera, in cui Rota assembla diverse timbriche raggiungendo formazioni piuttosto singolari, vi sono quelle dedicate al duo viola-pianoforte, in particolare l’Intermezzo e le due Sonate.
L’Intermezzo per viola e pianoforte del 1945 è una composizione piuttosto varia, quasi ciclica caratterizzata da un Largo dalle atmosfere sognanti che inizia e conclude il brano, inframmezzato da un Allegro energico impetuoso in cui il dialogo tra i due strumenti si fa più ricco e concitato.
Dello stesso periodo dell’Intermezzo è la Sonata N. 2, che ne riprende i toni, ma in maniera piuttosto sfumata in cui il linguaggio contrappuntistico e armonico riecheggia tecniche brahmsiane. I diversi temi dei tre movimenti della Sonata si susseguono in un continuo alternarsi tra i due strumenti che sembrano quasi interrogarsi a vicenda, non perdendo mai quella cantabilità quasi “umana” che ne trascende la forma.
Nino Rota ha sempre dimostrato la sua predilezione per l’arpa e il suo amore per questo strumento lo ha portato all’ideazione di bellissimi brani, tra cui la Sarabanda e Toccata per arpa sola ed il Concerto per arpa e orchestra composto nel 1948.
Lo stile e la scrittura del Concerto ricordano i Brandeburghesi di Bach. Si tratta di un tipico Concerto grosso rivisitato in chiave moderna con timbri e combinazioni di complessiva trasparenza.
I tre tempi sono di chiarissima impostazione tonale con gustosi giochi modulanti. Nel secondo tempo si crea un suggestivo contrasto tra una frase ariosa degli archi e dei fiati e le fioriture dell’arpa. Nel primo e nell’ultimo tempo per l’arpa ci sono due cadenze che, sulla stretta base tematica, sfruttano tutte le più brillanti ed ardue risorse dello strumento.
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