mercoledì 15 ottobre 2008

Ritrovamenti archeologici nei cantieri ANAS dell'autostrada A3

I risultati degli scavi archeologici sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa nella sede della Provincia di Reggio Calabria.


Sono stati presentati, nella sede della Provincia di Reggio Calabria, i risultati della campagna di scavi archeologici svolta all'interno dei cantieri Anas dell'autostrada A3. Alla conferenza stampa hanno partecipato il Direttore centrale Nuove costruzioni dell'Anas, Gavino Coratza; l'assessore allo Spettacolo, cultura e beni culturali della Provincia di Reggio Calabria, Santo Giuffré; la sovrintendente per i Beni archeologici per la Calabria, Caterina Greco, e la responsabile del territorio della Sovrintendenza, Rossella Agostino.
"Durante i lavori di costruzione del V macrolotto dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria - è detto in un comunicato dell'Anas - sono state individuate due aree di elevato interesse scientifico in corrispondenza di un sito destinato al deposito di materiali di scavo. Le indagini archeologiche, finanziate con fondi dell'Anas e condotte dalla Soprintendenza già a partire dal 2006, hanno interessato l'area compresa tra gli svincoli di Gioia Tauro e di Scilla, in località Piani della Corona nel comune di Bagnara Calabra, e hanno portato alla luce un sito archeologico pluristratificato di notevole importanza che occupava la parte finale dell'esteso terrazzo che, aperto verso il mare, domina l'area dello Stretto di Messina".
"Le scoperte archeologiche rinvenute nei cantieri del V macrolotto - ha detto Gavino Coratza - sono la testimonianza, ancora una volta, che la realizzazione di infrastrutture e il rispetto del patrimonio storico non sono in contraddizione e che, anzi, i lavori stradali rappresentano occasioni a volte uniche per ricostruire le vicende storiche di questi luoghi".
"Le aree interessate da una particolare concentrazione di materiale archeologico - si afferma ancora nella nota - sono posizionate nella parte sud del pianoro e sono state indagate da un'equipé di archeologi coordinata da Maria Maddalena Sica, docente presso la scuola di specializzazione in Archeologia di Matera dell'Università della Basilicata, nei mesi di gennaio-aprile 2007 e successivamente nel periodo gennaio-luglio 2008. Tali indagini hanno consentito di portare alla luce un sito risalente all'età pre e protostorica che testimonia un utilizzo dell'area riconducibile al Neolitico finale (V millennio a.C.) e alle fasi più antiche dell'età del Bronzo (inizi del II millennio a.C.)".
"E' bene ricordare - ha spiegato Coratza - l'eccezionalità dell'intero complesso e dei rinvenimenti finora documentati, caratterizzati da strutture capannicole, da un'articolata stratigrafia, da tombe, da manufatti litici e ceramici, da un complesso sistema di raccolta e canalizzazione delle acque, dimostrato dalla presenza di almeno una cisterna e diversi canali di deflusso". "L'attività sinergica tra Anas, Sovrintendenza ed enti locali - ha concluso Coratza - ha consentito il regolare svolgimento dei lavori nel cantiere Anas tra Gioia Tauro e Scilla, dove l'avanzamento percentuale dei lavori è pari al 35%".

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