mercoledì 27 agosto 2008

Nicola Silvi, Linguaggio del tempo-spazio nel “Poeticus” di R. Aloisi, Lacaita Editore, Manduria 1986

Quindici anni fa, il 28 agosto 1993, la scomparsa di Nicola Silvi, giornalista, saggista, scrittore, poeta. Intellettuale limpido e generoso, quanto scomodo e controcorrente, ci lascia in eredità opere di grande ingegno e uno straordinario esempio di vita.
Oggi lo ricordiamo presentando una fra le sue opere più significative: il Linguaggio del tempo-spazio nel “Poeticus” di R. Aloisi. Il saggio fu presentato a suo tempo dall'Autore in uno dei Seminari di Erice organizzati dal prof. Antonino Zichichi. Ad ascoltare il calabrese di Stalettì: un punto della Calabria studiosi e scienziati di tutto il mondo, fra i quali diversi premi Nobel.


Dal retro di copertina di N. Silvi, Linguaggio del tempo-spazio nel "Poeticus" di R. Aloisi, Lacaita Editore, Manduria 1986:

NICOLA SILVI nel mezzo di questo 1986 licenzia il presente lavoro su Alfredo Rosario Aloisi, poeta ignoto in Italia, in Calabria e nello stesso paese natale di Palermiti che trovasi in Calabria e quindi in Italia. Quando il Silvi venne in possesso, per caso, del Poeticus dell’Aloisi si accorse che questo poeta aveva rotto ogni aggancio con la prosodia metrica secolare e che tuttavia tale prosodia non poteva essere riallacciata né alle forme di una poesia artificiale né a qualunque «teconopaegno» memorante forme ludiche anziché la vera «pòiesis» del pensiero. Venuto a contatto col poeta seppe che tale Poeticus era stato preceduto da un altro volume di versi intitolato Dai frammenti di Talimane appena segnalato a una edizione del Premio Viareggio. Dallo studio di queste opere dell’Aloisi Nicola Silvi ha tratto i presenti tre capitoli: nel primo egli tenta di scoprire nella crotonese scuola di Pitagora il «valore» della misura quale fondamento della metageometria contemporanea; nel secondo, esaminando Dai Frammenti di Talimane s’imbatte infatti in un poeta che si macera nella ricerca della «dirittura del secolo», tentativo questo che fallisce per mancanza di coscienza delle coordinate logiche e oggettive alle quali omologare il linguaggio poetico fluente. Nel terzo capitolo il Silvi, riprendendo una pagina di Massimo Bontempelli che sollecitava la cultura italiana – e non solo quella – a ricostruire il concetto di Tempo e di Spazio, trova nella poesia dell’Aloisi la risposta a questa richiesta. La domanda di una poesia che risponde alle moderne istanze della Scienza è posta da studiosi di rango quali Bachelard, Jakobson ed altri ancora. Nicola Silvi quindi aggancia alle contemporanee categorie einsteiniane la poesia dell’Aloisi e indaga nel Poeticus non solo il termine della geometria euclidea rispecchiata sino ad oggi nel «parallelismus versuum», ma la possibile visione della «cosa in sè» nel linguaggio poetico adeguato alle forme dello Spazio e del Tempo alle quali il linguaggio dell’Aloisi si adegua per tornare ad essere pitagorica «misura» epocale.
 
Nicola Silvi intervista la scrittrice Dacia Maraini

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